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Serbatoio dell'acquedotto

Il Serbatoio monumentale dell’Acquedotto cittadino, costruito dal 1930 al 1932, arricchì il cosiddetto “Rione Giardino” di una struttura fuori dal comune e ben ideata dal punto di vista estetico e funzionale.
Serbatoio dell'acquedotto

Il progetto architettonico fu affidato nel 1929 all’ing. Carlo Savonuzzi, che si avvalse della collaborazione di Enrico Alessandri, straordinario disegnatore dell’Ufficio Tecnico Comunale, i quali colsero alcune idee già espresse dall’ing. Adamo Boari in un precedente progetto appena abbozzato del Serbatoio, ma mai portato a termine anche per la morte di quest’ultimo (1928). 
Oltre all’indubbia modernità della costruzione, veniva posto l’accento dai contemporanei anche sull’ispirazione classica che l’aveva concepita; si pensi, per esempio, al tempietto ideato dal Perugino e soprattutto (come ricordato da Scardino) da Raffaello sullo sfondo dei loro dipinti che rappresentano Lo sposalizio della Vergine.

La costruzione, alta circa 37 metri e concepita quasi interamente in cemento armato, risulta piuttosto imponente, ma proprio grazie alle felici intuizioni dei progettisti, appare nel contempo sufficientemente armonica ed ariosa, sia per effetto della forma tendente alla circolarità della pianta, che per il felice inserimento di grandi archi e gradinate. La struttura è caratterizzata alla base da un rilevato in terra, abbellito da due gradinate (una delle quali porta ad una fontana monumentale) e coronato da pioppi, allusivi alle Eliadi, le sorelle del mitico Fetonte che, scriveva un giornalista in quegli anni, colpito da Giove precipita sulla pianura padana trasformandosi nel Po. Alla sommità del terrapieno si eleva l’ampio e massiccio basamento dodecagonale della costruzione rivestito “in pietra trachitica”, sul quale si innalzano dodici grandi arcate di 12 metri di altezza che sostengono l’enorme “Serbatoio pensile” della capacità complessiva di 2.500 metri cubi, definito negli anni Trenta il più grande d’Italia; termina la costruzione un coperto con cupola a gradoni.

Di grande effetto la fontana, sovrastata da una statua raffigurante il Po ed i suoi affluenti, opera dello scultore Arrigo Minerbi, contemporanea alla monumentale costruzione.
Finita la funzione per cui erano stati costruiti il serbatoio di raccolta dell’acqua e gli impianti idraulici, negli anni Novanta si pensò di rendere agibili una serie di ambienti collocati al primo piano, utilizzati come abitazione dall’ingegnere dell’Acquedotto e dal custode fino agli anni ’80. Dopo i lavori necessari, tali locali ora sono a disposizione del centro per le famiglie “Isola del Tesoro”.

a cura di Francesco Scafuri.

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ultima modifica 05/10/2015 08:32
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