Sorto attorno al 1385-1391 come residenza ricreativa suburbana per “schifar”, ovvero “schivar”, la noia, il palazzo fu poi ampliato per volere di Borso d’Este (1450-1471) che plasmò l’edificio a sua immagine e somiglianza, rendendolo sontuoso e unico, a misura della grandezza europea della Ferrara del tempo.
Dopo essere stato paragonato a una «gemma incastonata in un anello» ed essere stato fulcro della vita di corte nel Quattro e Cinquecento, Schifanoia subisce un lento declino che ne altera funzione e forme, fino a quando, nell’Ottocento, la riscoperta delle decorazioni del Salone dei Mesi determina nel 1898 la volontà di fare dell’ex delizia il nuovo museo civico. Dopo il terremoto del 2012 e il necessario restauro architettonico, il Museo Schifanoia torna a essere fruibile offrendo un’esperienza di visita immersiva ed emozionale, in una pluralità di dialoghi tra personaggi, oggetti d’arte e tecniche.
IL PERCORSO DI VISITA
La visita inizia nella porzione di edificio fatta costruire alla fine del Trecento da Alberto d'Este. E' un viaggio a tappe che prende avvio dal contesto urbano di Schifanoia, letto in parallelo con la storia del collezionismo che ha portato alla nascita del Museo Civico nel Settecento; si sviluppa attorno al tema delle ceramiche di raccolta e di scavo come testimonianza della vita quotidiana degli Este nella delizia di via Scandiana, per poi incontrare la figura straordinaria di Leonello, il raffinato principe, che segna la nascita dell’umanesimo a Ferrara nel Quattrocento. Diverse integrazioni multimediali aiutano a conoscere la storia dell’edificio anche attraverso la ricostruzione virtuale delle diverse fasi costruttive del palazzo.
Dopo aver ammirato da vicino i frammenti di affreschi che decoravano l’ala albertiana, la visita prosegue al piano nobile.
Qui si conserva il Salone dei Mesi, uno dei cicli d’affreschi più importanti del XV sec. in Italia, opera collettiva di diversi pittori ferraresi della scuola di Cosmé Tura, fra cui Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti. Il grande ambiente era suddiviso verticalmente in dodici scomparti, uno per ogni mese: sono giunti fino a noi quelli da marzo a settembre, da leggersi in senso antiorario. Ciascun mese è a sua volta diviso in tre scomparti orizzontali: in quello superiore è raffigurato il mondo divino, con la rappresentazione dei carri trionfali delle divinità pagane, circondati da scene mitologiche o di vita quotidiana. Il mondo degli uomini, su cui ricade l’influenza delle leggi divine, è dipinto nel registro inferiore, attraverso figurazioni delle attività del popolo e della corte. Qui ricorre anche la figura del committente, il duca Borso d’Este, glorificato come saggio e giusto amministratore dei suoi stati. Fra uomini e divinità si colloca la terza fascia, nella quale troviamo i segni dello zodiaco occidentale accompagnati dai decani di quello egiziano, prova della grande importanza di cui la “scienza” astrologica godeva presso la corte estense.
Il grandioso capolavoro del Rinascimento estense dedicato ai Mesi, rinato grazie alla nuova e magica illuminazione, introduce il visitatore poi nelle sale successive al cospetto delle opere dell’età di Borso, di Ercole I e dei duchi cinquecenteschi.
L’adiacente Sala delle Virtù presenta un lussuoso soffitto a cassettoni in stucco dorato e dipinto, eseguito da Domenico di Paris nel XV secolo, con preziosi motivi decorativi tra cui i simboli delle imprese del duca; nella fascia alta delle pareti le figure femminili sedute rappresentano le virtù teologali e cardinali. In questa stanza e nella successiva Sala delle Imprese, dal bel soffitto a cassettoni blu e oro, sono conservati altri oggetti del museo, fra cui i preziosi codici miniati provenienti dai monasteri di San Giorgio e della Certosa.
Un viaggio nel tempo che spazia dall’età di Borso e di Ercole I, transita per i fasti cinquecenteschi di Alfonso I, per poi percorrere l’autunno del Rinascimento. Scendendo nei nuovi ambienti del museo il percorso prosegue con l’età della Devoluzione, della Ferrara barocca e della grande pittura sacra.
Il nuovo Museo Schifanoia spazia dalla miniatura del XV secolo (Matteo de’ Pasti e Guglielmo Giraldi) alla scultura del Quattrocento (Niccolò Baroncelli, Domenico di Paris, Sperandio Savelli) e del Settecento (Antonio Canova), dalla pittura rinascimentale del Salone a quella naturalistica e barocca (Carlo Bononi, Scarsellino, Giuseppe Caletti), dalle ceramiche graffite di età estense alle medaglie umanistiche (Pisanello) fino ai conii e ai punzoni pontifici.
La visita si conclude laddove tutto è iniziato: con le stanze dedicate al cardinale Gian Maria Riminaldi, padre spirituale del Museo Civico, che nel Settecento immaginò un museo “didattico” per la città ricco di oggetti e testimonianze del passato.
Schifanoia fu costruito, a partire dalla fine del Trecento, in una zona ricca di verde presso l'antico corso del fiume Po, per volere di Alberto V d'Este.
Il nome del palazzo deriva dal motto schivar la noia e si riferisce alla funzione di svago e ricreazione dell'edificio, in quanto "delizia" estense. Attualmente il palazzo appare come un lungo edificio suddiviso in due ali: ad ovest l’ala trecentesca ad un unico piano, ad est quella del Quattrocento a due piani che costituisce l’ampliamento promosso dal Duca Borso negli anni 1465-1467. La facciata, un tempo coronata di merli e affrescata a finti marmi policromi, è caratterizzata da un elegante portale marmoreo disegnato da Francesco del Cossa.
RISORSE ONLINE
- Il Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia (esposizione online) https://bit.ly/2ysJBPL
- L'altra Bibbia di Borso d'Este (esposizione online) https://bit.ly/2R07DrJ
- I Corali della Certosa (esposizione online) https://bit.ly/2w83IBS