La mostra è la seconda di una serie di tre mostre dossier previste presso la Pinacoteca Nazionale di Ferrara
Le mostre propongono una riflessione approfondita su singole opere provenienti da musei italiani, invitando il pubblico ad osservarle di volta in volta accuratamente e a conoscere il lavoro di studio, organizzazione scientifica e comunicazione culturale nell’ambito museale ed universitario.
Il progetto, organizzato in partenariato con la Rete dei Musei Nazionali, in particolare la Pinacoteca di Brera, le Gallerie Nazionali di Arte Antica - Galleria Corsini di Roma e i Musei Reali di Torino è frutto della collaborazione fra le Gallerie Estensi e il Laboratorio DiDiArt del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara.
Alle fasi di ricerca, progettazione e organizzazione hanno partecipato giovani studiosi e studenti di UniFe con la supervisione dei funzionari delle Gallerie Nazionali e di alcuni componenti del Comitato Scientifico del Laboratorio. Gli studenti hanno avuto modo di accostarsi alla vita del museo e di studiare a contatto diretto con chi da anni lavora alle Gallerie e ha messo generosamente a disposizione la propria esperienza.
Questi piccoli eventi espositivi sono nati per insegnare al pubblico a rallentare lo sguardo. Sono anche l’occasione per formare dei curatori in erba. Infatti la mostra è curata dagli studenti del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Ferrara, che ne hanno seguito ogni fase, dall'allestimento alla scrittura dei testi, dalla comunicazione alla didattica e hanno avuto occasione di apprezzare da vicino il lavoro di studio, organizzazione scientifica e comunicazione culturale che il museo impone”.
Il dipinto Et in Arcadia ego, proveniente dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica Barberini Corsini di Roma, venne probabilmente realizzato tra il 1618 ed il 1622, anni in cui il giovane Guercino entrò in contatto con la pittura veneta ed emiliana che ne influenzarono profondamente lo stile.
Il quadro mostra due giovani pastori mentre osservano un elemento insolito: un teschio umano. È proprio quest’ultimo, appoggiato su un muro rovinato dal tempo, che pare rivolgersi a loro pronunciando le parole incise sulla pietra: Et in Arcadia ego, frase latina che si può tradurre con Anche in Arcadia io (sono). Con quest’opera l’Arcadia, mitica regione dell’Antica Grecia, ritenuta luogo campestre e spensierato, simbolo della felice prima età del genere umano, sembra entrare a far parte del dominio della Morte. L’opera diviene così un “memento mori” in cui l’artista accosta la giovinezza e la beatitudine dei pastori al destino inevitabile di morte che ci accomuna tutti, creando un’atmosfera di riflessione e raccoglimento, poetica e profondamente suggestiva.